Metti un cinghiale in spiaggia
Metti un cinghiale in spiaggia. Metti che faccia amicizia con una colonia felina, con cui si sente evidentemente a suo agio, tanto da allontanarsi dal branco. Metti pure che il cinghialetto apprezzi la buona cucina della famiglia (umana) che ogni giorno si reca a nutrire la colonia.
La famiglia Demartis è proprietaria di un ristorante, situato in una spiaggia in provincia di Alghero. Anche fuori stagione i Demartis si recano alla spiaggia due volte al giorno per portare da mangiare ad una colonia felina che si ripara presso la loro struttura. Ed un giorno si sono accorti che i loro gatti dividevano la ciotola con un esuberante cinghialetto. E non solo la ciotola, anche la cuccia: il piccolo infatti sembra aver lasciato il branco per dormire con i nuovi a-mici. Con gli esseri umani da principio mantiene qualche prudenza, ma presto si lascia convincere. Goloso, intelligente, impara subito la via del bar dove tutti ricevono il latte, fino alle più esplicite affettuosità. Confidenza totale, carezze, scherzi, se capita anche con i passanti.
I giorno passano, e la stagione della caccia sta per iniziare. La famiglia viene presa dall’angoscia, si rivolge al Corpo Forestale dello Stato per sapere come comportarsi, senza ricevere indicazioni troppo precise.
All’ultimo, mentre i cacciatori già segnano le loro tracce, il cucciolo viene “portato in salvo”: una famiglia in un’altra provincia ha deciso di adottarlo come animale d’affezione!
«Di sicuro d’ora in avanti, i Demartis e coloro che l’hanno conosciuto guarderanno con occhi diversi a questa specie, che sconta ogni anno in un bagno di sangue l’accusa di provocare danni alle colture.
Non si può certo negare il soprannumero dei cinghiali nel nostro Paese, abbondantemente reimmessi sul territorio (anche illegalmente) proprio per promuoverne la caccia. Da tempo si discute dunque di introdurre un logico divieto di immissione di questi animali, o quantomeno una moratoria: il metodo più semplice e incruento per impedirne l’esubero. Ma quegli stessi agricoltori che si lamentano, non lo richiedono: perché? Imitati dalle amministrazioni locali, che potrebbero introdurre in autonomia il divieto senza nemmeno attendere una norma nazionale, mentre si preferisce ripetere che i cinghiali sono troppi e nocivi, avallando il loro sterminio». (Margherita D’Amico)
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